PROGETTO BARCA

Progetto Aree interne: occorre il protagonismo locale.

Invitiamo tutti a leggere la bozza elaborata dal gruppo di progetto presieduto da Franco Arminio. Si tratta di spunti interessanti e stimolanti dai quali partire

Premessa
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore, attenzione ai ragazzi, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, significa rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.
Abbiamo bisogno di risorse e di usarle bene, ma non per rincorrere qualcuno che è più avanti di noi.
Crediamo ai margini, crediamo che nell’Italia interna la vita possa avere una sua intensità.
Sappiamo bene che bisogna offrire possibilità di lavoro ai giovani e che dobbiamo migliorare l’assistenza sanitaria e i trasporti e la scuola, ma dobbiamo fare queste cose partendo dalla bellezza dei luoghi e dall’onestà delle persone.
Non è poca cosa avere aria buona, saper essere generosi, avere un bel cielo, sapere i nomi dei venti e degli alberi, salutare gli anziani, avere il piacere di stare in mezzo al paese, accorgersi di chi sta male, avere voglia di futuro, di una comunità che mette alle spalle vecchi lamenti, vecchie paure.
Nonostante gli effetti della globalizzazione, che è arrivata anche qui, spesso anche nei suoi aspetti peggiori, l’Appennino lucano è un luogo del mondo in cui non tutto è dissacrato, c’è una misura, un gusto dell’amicizia, un sentimento della vita propria e di quella degli altri.
Ogni paese, ogni persona di questa terra avrà cura e attenzione.
Questi posti non devono allinearsi a modelli che altrove mostrano il loro lato mortifero. Qui qualcosa ha retto alla grande dimenticanza, al genocidio delle tradizioni e ora questi luoghi hanno la forza del passato e dell’altrove. C’è qualcosa che resiste, ma bisogna inventare la sagra del futuro, più che chiudersi nella nostalgia di un tempo che qui non è mai stato felice. Bisogna aver cura dell’antico e del nuovo nello stesso tempo, in questo tempo e in questo spazio.
La nostra forza sarà andare dietro al paesaggio. Nel mondo ci sarà sempre più bisogno di luoghi come questi. Altri verranno a cercarli, noi abbiamo già la fortuna di abitarli.
Territorio interessato
La Montagna Materana possiamo immaginarla come un arcipelago con otto isole nel cuore della Lucania un pezzo dell’Italia interna, del Mediterraneo interiore:
Accettura, Aliano, Cirigliano, Craco, Gorgoglione, Oliveto Lucano, San Mauro Forte, Stigliano
Problemi specifici individuati
L’anoressia demografica caratterizza questi luoghi. I dati illustrano bene lo spopolamento della Montagna Materana. Il paradosso è che gli abitanti sono diminuiti, ma le case sono aumentate.
Accettura
Popolazione: 1918
Calo demografico: 1861 ab.4000 – 1921 ab.6000- 2014ab.1918
Densità: 21,5 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010ha. 3.301,322 su 4.792,56
Aliano
Popolazione: 1078
Calo demografico: 1861 ab.1748- 1951 ab.2288- 2012 ab.1078
Densità: 11,2 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010ha. 5.181,49 su 5.806,79
Cirigliano
Popolazione: 355
Calo demografico: 1861 ab.1582- 1951 ab.1256 – 2012 ab.355
Densità: 23,8 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010 ha. 794,16 su 1.098,16
Craco
Popolazione: 762
Calo demografico: 1881 ab.2015- 1961 ab. 1871- 2012 ab.762
Densità: 9,89 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010 ha. 5.413,33 su 5.744,48
Gorgoglione
Popolazione:1001
Calo demografico: 1861 ab.1649- 1951 ab. 1880 – 2013 ab.1001
Densità: 26,8 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010 ha. 1.541,41 su 2.111,55
Oliveto Lucano
Popolazione: 479
Calo demografico: 1861 ab. 1042 – 1961 ab.1336 – 2012 ab.479
Densità: 15,3 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010 ha. 1566,88 su 2.850,66
San Mauro Forte
Popolazione: 1658
Calo demografico: 1861 ab.3030 – 1951 ab. 3715 – 2012 ab.1658
Densità:19 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata: 2010ha. 5.428,87 su 6.581,02
Stigliano
Popolazione: 4590
Calo demografico: 1861 ab.4948- 1961 ab.9925- 2012ab.4590
Densità:22 ab/km q.
Superficie agraria utilizzata:2010 ha.13.188,60 su 15.177,23
Lo spopolamento e la mancanza di bambini ha fatto chiudere molte scuole, ma nessun paese deve rimanere senza scuole,(a Cirigliano non esiste più neanche la scuola elementare).
Per quanto riguarda i trasporti, nella Montagna Materana non ci sono ferrovie e questo purtroppo è un male comune a tutto il Sud interno.
Le distanze tra un paese e l’altro sono notevoli. Quando stai per arrivaresembra quasi che si allontanino, come se questi paesi non volessero farsi trovare. È l’effetto di tracciati pieni di buche e di curve.Non si possono eliminare tutte le curve, ma sicuramente bisogna dichiarare guerra alle buche. Il manto stradale deve essere sempre perfettamente efficiente. E gli interventi per sistemare i danni delle frane devono essere molto tempestivi.
La Montagna Materana non assicura ai suoi cittadini e ai suoi visitatori un pronto soccorso in caso di interventi salvavita. Si arriva ai centri deputati quando è troppo tardi, le attese medie per le prime cure superano i 45 minuti.É una situazione insostenibile, a cui occorre porre rimedio già dall’inizio della strategia.
Inoltre le connessioni tra le comunità sono fortemente penalizzate dall’assenza di banda larga. La maggioranza della popolazione residente in queste aree vive in zone che non sono raggiunte dall’ADSL o fibra e questo non aiuta a sentirsi parte integrante di una comunità più estesa.
La nostra idea di sviluppo locale
La nostra idea di sviluppo localeè evitare lo spopolamento riportando residenti forti nei centri storici dei paesi. Il problema di quelli che sono andati via si aggiunge ai disertori sociali, cioè quelli che stanno qui, ma non credono a questi luoghi. Sono gli scoraggiatori militanti, i piromani del rancore, i luminari della sfiducia e del disincanto.
Il fuoco centrale: l’agricoltura
La Montagna Materana è una e trina: il paesaggio inoperoso dei calanchi, le terre del grano, il bosco.
I calanchi non davano pane e nessuno ne ha mai percepito la bellezza. Ora il canone è cambiato, ora che l’Italia è tutta urbanizzata, il paesaggio “vuoto” diventa solenne, lirico, diventa un punto di forza dei luoghi.
Le terre coltivate sono preziose. Si può continuare col grano, magari tornando al grano Cappelli, molto utile anche per la celiachia. A Stigliano c’è un’importante tradizione legata alla farina. Bisogna incentivare la produzione della pasta e dei prodotti da forno. I lucani dovrebbero consumare sempre di più i prodotti della loro terra. Comprare la pasta fatta col grano senatore Cappelli significa anche fare un piccolo sacrificio economico, ma si ha un prodotto più buono e più salutare. Per rilanciare l’agricoltura occorre anche cambiare le abitudini dei consumatori locali. I cittadini devono capire che il futuro della propria terra dipende anche da cosa compriamo.
Tra i prodotti tradizionali, bisogna dare molta più attenzione all’olio. Tutti i comuni, a partire da quelli più collinari, possiedono un patrimonio olivico interessante che va organizzato e indirizzato con processi di standardizzazione produttiva.
Molta attenzione ai prodotti nuovi per la zona, come il tartufo e il pistacchio introdotto tra Stigliano e San Mauro Forte. È necessario chiudere tutte le filiere dei prodotti agricoli. Per esempio, attualmente i pistacchi vengono inviati in Sicilia.
Il bosco è la cassaforte della montagna materana. Dagli anni cinquanta ad oggi la superficie boschiva è aumentata del 15%. É un segno dell’abbandono dei campi, ma adesso è anche un’opportunità: ci sono le condizioni per riscaldare le case usando la legna del posto e non il metano. Ci sono le condizioni per attivare processi di trasformazione della legna e dei prodotti del sottobosco.
Qui ci sono le foreste ma non ci sono i falegnami. Nelle nostre case non c’è una sedia, un tavolo fatto con le nostre mani. E allora piuttosto che rifare le piazze ogni sei anni, bisogna fare i boscaioli, gli artigiani.
Dunque, l’agricoltura è il fuoco centrale della strategia, un’agricoltura che produce alimenti e fa paesaggio, che riscopre vecchie pratiche e si apre alle ricerche più innovative. La vita rurale come palestra di salute morale e non come sinonimo di arretratezza. L’arcaico e i nuovi saperi, l’agricoltura come piattaforma per nuove produzioni industriali all’insegna della bioeconomia.
É importante dare alla parola “contadino” un prestigio che non ha mai avuto.
Lo stesso vale per la pastorizia.
Ai pastori in Italia non ci pensa nessuno. La vita delle pecore è piena di divieti. Nei supermercati non arriva la carne dei nostri pastori.
Sarebbe il caso di fare nella Montagna Materana una Scuola Nazionale della Pastorizia, edificio scolastico più fattoria, con annesso Centro del Formaggio. Tutto questo, ovviamente, senza sottovalutare l’esperienza dei caseifici esistenti.
É importante trovare nuovi mercati per le materie prime agricole e per i prodotti trasformati arrivando a un sistema di certificazione per il territorio. Importante che nasca almeno un’azienda che produca e distribuisca funghi e frutta del sottobosco.
É importante che le persone del posto consumino quel che si produce nella propria terra.
Il fuoco del futuro: turismo e cultura
In certi luoghi il turismo è un’illusione. Dunque attenzione ai nomi: niente agriturismi ma osterie dei viaggiatori, per esempio. Non si può andare a sentire il silenzio in comitiva, non si va a vedere il buio col pullman, la luce non è un souvenir da portare a casa.
Quello che possiamo offrire in questi nostri luoghi è la lontananza e una certa distrazione dall’attualità. La bellezza in certi casi è in quello che non c’è, in quel che non si fa.
Il grande flusso turistico verso Matera indubbiamente può, almeno in piccola parte, essere dirottato anche verso i paesi della montagna materana. Craco e Aliano già adesso hanno un discreto afflusso, ma per motivi diversi non sono da sottovalutare le suggestioni che possono offrire i paesi più piccoli come Oliveto Lucano, Gorgoglione e Cirigliano. San Mauro Forte ha un notevole potenziale nella festa dei campanacci e nei palazzi baronali. La chiesa madre di Stigliano al suo interno contiene un polittico sontuoso. Sempre nel Comune di Stigliano c’è il palazzo di Santo Spirito che potrebbe diventare un piccolo Beaubourg rurale, e ancora il Cinto dell’eremita, luogo di scavi archeologici di estremo interesse, la Taverna di Acinello, i mulini ad acqua di Acinello e Gannano.
Bisogna immaginare azioni specifiche come il Maggio lucano, un mese in cui questi posti sono particolarmente belli e c’è il grande evento del Maggio di Accettura.
Un discorso simile si può fare nel mese di agosto partendo dal festival paesologico di Aliano (La luna e i calanchi), che si può allargare a tutti i paesi della montagna, come avviene con la Notte della Taranta. La forza di questi luoghi è tale che un concerto o una lettura di poesia diventano cose molto più suggestive che altrove. Nelle montagne lucane si annida qualcosa che altrove è perduto. Forse il sentore di un’Italia in cui c’era ancora una pressione tra gli esseri e le cose, la semplice letizia, il semplice spavento di essere al mondo. Un senso di presenza, un qualcosa che
rende più commosse e commoventi le giornate. Oggi sembra che il problema sia la vicinanza, la compresenza di tutto e di tutti. Si salva solo chi è lontano, chi non c’entra, chi non segue la via dell’attualità.
Si tratta sempre comunque di organizzare eventi profondamente rispettosi dei luoghi, tesi a creare occasioni di un turismo contemplativo. Oltre ai beni culturali esistenti, spesso di sorprendente bellezza, si possono creare ulteriori attrazioni semplicemente dando una destinazione a certi luoghi, e allora possiamo concepire: il Museo dell’Aria, il Museo del Buio, il Museo del Silenzio. Si può immaginare di raggiungere questi luoghi dalla rete dei sentieri che già esiste nella zona e che va ulteriormente sistemata. I tratturi della transumanza oggi potrebbero ritrovare una nuova collocazione nell’ambito di una strategia di ecoturismo.
A Cirigliano c’è già un bel parco naturalistico che va ulteriormente potenziato. Gorgoglione può essere una bellissima meta di turismo estivo. A Oliveto Lucano dalla vetta del monte Croccia si può ammirare un paesaggio straordinario. Camminare e guardare, mangiare cibo buono, respirare aria pulita: sono azioni fondamentali che spesso vengono trascurate dalle misurazioni economiche basate sul Pil.
Nella Montagna Materana vorremmo realizzare un salto antropologico che produca in pochi anni una nuova alleanza tra gli uomini e la natura. E allora in questi luoghi niente plastica, riduzione del volume dei rifiuti e raccolta differenziata spinta al massimo; ridurre l’uso della macchina, cercare di prefigurare realmente dei borghi biologici, dove ogni gesto della vita abbia il sapore di serena frugalità. Bisogna aprire delle crepe nella religione dell’homo oeconomicus. Forse si può farlo meglio in questi luoghi dove la modernità non ha toccato le radici. Non si propone un ritorno al bel mondo antico, ma la creazione di comunità che non abbiamo mai visto, scrupolose, ma capaci di farsi tentare dalla fantasia, dall’impensato, attaccate al paese senza essere paesane, comunità accoglienti verso gli stranieri, attaccate alle tradizioni, ma ben disposte alla sperimentazione di nuovi modi di produrre e di vivere la comunità.
Forse in questi paesi la forma di turismo più interessante è quella che valorizza la loro identità di margine. La forza di questi luoghi è il loro non essere compiutamente globalizzati. L’ospitalità da queste parti è una dote naturale, non è una furbata per vendersi meglio.
Nelle operazioni di restauro bisogna rispettare le irregolarità conservando tutte le tracce che la povertà ha lasciato in questi posti. Va esaltata quell’anima profonda che tanto ha incuriosito studiosi e viaggiatori nel dopoguerra. Vanno completati i progetti di recupero dei centri storici, tenendo conto delle esigenze del Progetto Pilota.
É importante lavorare su Craco e anche su Alianello: non siamo innamorati delle rovine, ma è evidente che nel futuro è destinata a crescere la domanda turistica verso i luoghi abbandonati dagli uomini.
Bisogna fare attenzione ai Beni culturali minori, spesso restaurati, ma il più delle volte senza una vera idea per farli vivere.
Le condizioni minime per vivere da queste parti: scuola, trasporti, sanità
1. La spina nel fianco: la salute
L’area è prevalentemente popolata da persone anziane che molto spesso vivono da sole. Una persona su tre ha una patologia cronica. Questo significa che un numero consistente di cittadini assume costantemente una qualche terapia farmacologica, deve sottoporsi a visite di controllo più volte in un anno ed è a rischio di eventi acuti con necessità di ospedalizzazione.
L’idea è di costruire una medicina della vicinanza, una medicina proattiva, in antitesi con il concetto di medicina di attesa che si limita ad aspettare l’evento acuto. Nel nostro caso i tempi di intervento sono troppo lunghi e dunque poco tranquillizzanti per chi abita questo territorio.
Se per il turismo la distanza può essere ribaltata in un elemento di attrazione, così non è per la salute. È fondamentale ragionare in un’ottica di economia etica, che metta al centro gli interessi delle persone più che quelli aziendali.
I concetti cardine dunque su cui lavorare sono: capacità di gestione, prevenzione e resilienza in emergenza.
Sarà necessario potenziare alcune delle funzioni dell’Ospedale Distrettuale di Stigliano che ospiterà una Centrale di Ascolto come terminale di processi di telemedicina dislocati in ciascun comune dell’area e disponibili in modo diffuso per tutte le persone con i necessari criteri di eleggibilità. Si pensi, ad esempio, che un kit di strumenti diagnostici comprensivo di device per la misurazione della glicemia, della pressione arteriosa, saturimetria, bilancia ed ecg monotraccia, collegati in tempo reale alla centrale di ascolto ha un costo annuo di circa 500 euro per paziente. Di contro un solo ricovero ospedaliero ha mediamente il costo di circa 10.000 euro. Altro obiettivo sarà la strutturazione di Centri Esperti che eroghino servizi di presa in carico dei pazienti secondo i modelli già sperimentati in tante parti del mondo, con personale opportunamente formato.
Si tratta pertanto di riformulare una visione e una struttura con tutti i soggetti interessati: ASL, 118, Regione, Comuni, che conduca alla stesura capillare di protocolli e prassi, alla implementazione nei luoghi delle necessarie dotazioni e risorse umane, perché si possa studiare il paziente in modo sicuro e nel minor tempo possibile, lì dove l’evento ha origine. E’ un fatto di equità.
Assicurata la parte “scrupolosa” del progetto, si può pensare più utopicamente di trasformare uno dei paesi più piccoli della zona in un paese del benessere, un luogo in cui le persone possano trovare una serie di “occasioni” per migliorare la propria forma fisica: palestre, percorsi all’aria aperta, luoghi per il massaggio e per la fisioterapia, un centro di medicine alternative che possa accogliere persone anche da luoghi lontani.
2. Un messaggio chiaro: la scuola ovunque
Il primo punto è che nessun paese deve restare senza scuole. È importante che venga riaperta anche la scuola elementare a Cirigliano. Sarebbe un’iniziativa di grande valore simbolico, anche se un po’ forzata nel quadro delle attuali normative.
La scuola come focolaio della comunità. Il motto dovrebbe essere questo: piccoli paesi, grande scuola.
Si può immaginare la creazione di un nuovo polo formativo che si potrebbe chiamare Liceo della terra. Sarebbe un luogo dove si lavora all’intreccio tra il computer e il pero selvatico, la forza del passato e la passione del futuro. Una struttura per adulti e ragazzi, un centro di formazione permanente contro l’analfabetismo di ritorno: corsi di poesia e di potatura, corsi di geografia e di orticoltura, corsi di arte civica. Un liceo che sia un luogo dove si accompagnano le dinamiche di sviluppo e innovazione, coinvolgendo giovani delle migliori università del mondo, ma anche apicultori, artigiani, boscaioli.
Una volta le scuole di campagna erano sinonimo di arretratezza. Adesso si potrebbero usare edifici esistenti, ristrutturarli e fare le scuole nel bosco. Scuole per i nonni, i genitori, i nipoti e gli insegnanti che vengono da fuori. È sempre bene puntare sull’intreccio d’intimità e distanza, i saperi di chi risiede e quelli di chi arriva. Scuole che aprono il primo Maggio e chiudono il 30 settembre, scuole dove si può studiare sotto un albero.
Fare di più e meglio, perché in luoghi come questi la scuola è più importante che altrove.
Immaginiamo che tutte le scuole siano aperte anche di pomeriggio e pure nei mesi estivi.
Si studia la geografia, si studia la poesia, facendo ricorso direttamente alla presenza dei più importanti poeti italiani. Ogni paese deve avere una casa specificamente predisposta per le residenze degli artisti.
Molta attenzione sarà riservata alla musica.
I musicisti lavorano nella scuola e fuori. L’idea è di arrivare alla formazione di una Banda della Montagna Materana. La banda diventa anche un ulteriore motivo per far conoscere i luoghi.
C’è la musica e c’è il canto.
Faremo l’Albero del Canto. Ogni paese un ramo fatto con le voci delle donne perché le donne hanno la memoria dei canti.
Con queste voci ridaremo un suono ai paesi per evitare cheabbiano il rumore del coma.
Si può immaginare di creare anche un archivio Musiche di Tradizione della Montagna Materana. La musica è un potente riattivatore della vita comunitaria ed è stata poco valorizzata nelle precedenti programmazioni.
3. Muoversi in montagna
Si può immaginare di affidare le strade interne a dei custodi che ne curino la manutenzione ordinaria: in generale bisogna prevedere più risorse per gli interventi di manutenzione.
Occorre completare la Cavonica e le bretelle di collegamento dei comuni alle arterie principali
Bisogna creare un piccolo autobus della montagna, molto comodo, capace di essere esso stesso una sorta di pubblicità nomade: un mezzo che porti all’esterno e all’interno le immagini della montagna materana. Dal primo maggio al trenta settembre si può immaginare che ci siano anche corse che partano da Matera ogni mattina verso i paesi della montagna materana.
Inoltre è necessario istituire servizi di trasporto a chiamata, specialmente per le persone che si spostano per motivi medici, possiamo chiamarlo taxi sociale. Di questi servizi che possono completare i buchi del servizio pubblico si possono occupare i ragazzi delle cooperative di comunità che saranno costituire in ogni paese.
4. Le comunità in rete
Queste aree sono fortemente penalizzate dall’assenza di banda larga essenzialmente perla mancanza delle infrastrutture e lo scarso interesse da parte degli operatori a gestire le infrastrutture presenti poiché il bacino di utenza è considerato economicamente poco rilevante per giustificare investimenti nel settore.
E’ importante dunque che vengano realizzati al più presto gli interventi previsti dalla Regione a favore della banda larga per connettere tali comunità con la comunità più estesa di internet.
Risultati attesi
Sul fronte della salute: diminuzione sensibile degli eventi acuti: codici rosso o verde in triage di emergenza. Si pensi, ad esempio, che secondo studi recenti fra le cause più frequenti di eventi acuti, soprattutto nell’anziano e nel grande anziano, vi è la non corretta assunzione della terapia.
Sul fronte della scuola: migliorare l’offerta formativa esistente e aggiungere nuove scuole con un’impostazione aderente allo spirito del Progetto Pilota.
Sul fronte dei trasporti: migliorare la condizione delle strade esistente e realizzare le bretelle indispensabili a ridurre la distanza dalle grandi arterie,
Sul fronte dello sviluppo locale:
Ridurre lo spopolamento e la propensione all’emigrazione;
Portare nuovi residenti nei paesi, residenti forti, italiani e stranieri, persone che lavorano e che vivono i luoghi con entusiasmo e voglia di fare. Da questo punto di vista bisogna guardare senza troppa diffidenza all’inserimento disciplinato e organizzato di piccoli nuclei di profughi;
Aumentare l’occupazione per un’agricoltura multifunzionale, specialmente quella giovanile;
Aumentare le presenze turistiche;
Migliorare sensibilmente la velocità della Rete, la banda larga è da considerare tra i risultati primari.
Cambiare la percezione dei luoghi da parte di chi li abita. Rendere gli abitanti più consapevoli della bellezza e delle opportunità che offrono questi luoghi.
Aumentare la sensibilità ai beni comuni.
I protagonisti
I sindaci degli otto comuni, il loro referente politico e il loro referente tecnico;
Il referente della regione;
Il referente del Ministero;
Soggetti partecipati degli enti locali;
I giovani residenti nel paese e quelli che stanno attualmente fuori, con particolare attenzione al contributo delle donne;
I focus di paese, un luogo dove i cittadini seguono il processo in corso, proponendo idee e assicurando un controllo democratico sul processo;
Associazioni di categoria;
Università di Basilicata e altre università eventualmente interessate;
Parchi;
Gal;
Aziende e imprese locali;
Aziende nazionali e internazionali;
Centri studi;
Azienda Sanitaria;
Pro Loco;
Associazioni culturali e sportive.